Ago 05

La lentezza, maestra di vita

Il racconto “Adesso corro adagio” di Stefano Gamberini, farmacista e sostenitore di ACAREF, ha partecipato alla XII edizione del Premio di narrativa S. Lorenzo, classificandosi quarto. Stefano ha deciso di donare alla nostra Fondazione il ricavato della sua vincita, per dare un contributo al nostro progetto di ricerca scientifica sull’atassia all'Università di Ferrara.

 Il racconto di Stefano ci porta a una profonda riflessione sul tempo e di quanto sia complesso vivere lentamente. Il mito della velocità ormai caratterizza ogni nostra giornata e questo ci ha portati a considerare l’andare lentamente come un difetto, una perdita di tempo, un errore.

Questa inesauribile frenesia però rischia di annebbiare la nostra mente: il cervello è una macchina lenta, ed ha bisogno dei suoi tempi. Infatti, come ci racconta Lucia – protagonista del racconto – “Perdere tempo è la miglior cosa che puoi fare. Perdi tempo con le persone che incontri e non te ne pentirai”.

E sono propri i nostri assistiti con sindromi atassiche che ci insegnano quanto la lentezza sia importante: i loro muscoli ed il loro corpo ad un certo punto della vita decidono di rallentare fino a fermarsi, stanchi della frenesia a cui sono soggetti nel quotidiano. Per le persone con atassia l’andare adagio è linfa vitale perché, anche se non è la vita che hanno chiesto e sperato, arriva il giorno in cui devono fermarsi e riorganizzare le loro priorità. La lentezza, inoltre, è acerrima nemica dell’oblio: infatti il grado di lentezza è direttamente proporzionale all’intensità della memoria, invece il grado di velocità è direttamente proporzionale all’intensità dell’oblio. Gli assistiti che si rivolgono alla Fondazione Acaref presentano tutti un tratto comune: la straordinaria capacità di rimanere lucidi e preservare la memoria anche quando il loro corpo non ce la fa più.

 Le persone atassiche, dunque, sono costrette a rallentare, mantenendo la piena consapevolezza, anche quella di avere una malattia ancora troppo poco conosciuta e dalla quale non sono in grado di liberarsi.

La nostra Fondazione vuole essere un bastone per tutte queste persone, per aiutarle a condividere con loro il peso che si ritrovano a dover sostenere. Per questo ringraziamo di cuore Stefano Gamberini per aver deciso di devolvere quanto raccolto in favore dei malati di atassia che, con il loro passo lento, stanno correndo adagio verso una battaglia che ancora non si è conclusa.